Il compromesso è l'arte di tagliare una torta in modo tale che ciascuno creda di avere la fetta più grossa.

Jan Peerce

Dolci preparati con le amiche, che tra chiacchiere e risate non vengono neanche mangiati.

Dolci dei giorni tristi, quando la casa è invasa dal profumo di cioccolato, e che consolano sempre.

Dolci delle feste, delle occasioni speciali, con cui si deve fare bella figura, ma con poca fatica!

Dolci della nonna, tramandati di madre in figlia, "quelli sì che vengon buoni!...".

Dolci sbagliati e non sai spiegarti il perchè.

Dolci sempre uguali e sempre diversi, quelli pronti sempre al momento giusto, menomale.

...Nulla può competere con il sapore di un dolce fatto in casa.

giovedì 26 aprile 2012

Mini torte della nonna

Canzone consigliata per la preparazione: 
"Farewell", Francesco Guccini


Addio alla Terra.
Stiamo lasciando il pianeta Terra, la nostra terra. 
Mi trovo all'interno di una delle ultime navicelle che partiranno da 01Roma. Entro le 15.15 di oggi dovremo essere tutti fuori, ma se ci riusciremo prima sarà anche meglio: le radiazioni non guardano al tempo e sarebbe un disastro se il vento cambiasse prima di aver evacuato tutti. 
Ci porteremo dietro le radiazioni, sempre che qualcuno di noi non le abbia già addosso. 
Già, le radiazioni. Invisibili e letali. 
Accanto a me migliaia di vecchi, donne, bambini. Famiglie intere. Ma nessuno mi presta attenzione: la confusione è assoluta, l'angoscia e il terrore dilagano sui volti provati della gente. Io stessa tremo come una foglia, non riesco a concentrarmi in alcun modo e mi accorgo che a volte la mia mente si annebbia e mi ritrovo a farfugliare nervosamente qualcosa di incomprensibile. 
E' questione di un attimo, poi torno lucida. 
Temo il momento in cui arriveremo a Takuteròs: i nativi sono stati buoni ad ospitarci, ma in fondo al cuore temo che in realtà la loro non sia gentilezza... ci tratteranno come schiavi, ci odieranno, ci considereranno diversi, noi che abbiamo donato loro tutte le nostre più preziose ricchezze. 
I pozzi di petrolio. L'oro. I diamanti, famosi in ogni galassia. Diverrà tutto loro.
 A quanto pare sono immuni alle radiazioni nucleari, e così diventeranno padroni della nostra terra senza nemmeno conoscerne la bellezza. 
D'altra parte, nemmeno noi uomini la conoscevamo.
E'  uno sforzo scrivere, non sono più abituata, e forse sono una delle poche persone ancora in grado di farlo ad oggi, alle soglie del 2330. Mi tremano le mani, eppure cerco di seguire quei pochi consigli che mi diede mio nonno quando, un giorno di almeno cinquant'anni fa, gli chiesi di insegnarmi a scrivere. 
<<Una bella scrittura è importante: solo così chi leggerà potrà capirti.>> 
Avrei dovuto ascoltarlo di più, quando mi parlava dei tempi andati, ma spero che comunque qualcuno, prima o poi, possa sistemare queste mie parole.
In lontananza si sente un suono metallico, il segnale di partenza. 
Guardo la Terra dall'alto forse per l'ultima volta.
Solo il tempo di pensare a quanto è bella, e non c'è più. 

Con questo breve racconto (anche se in realtà già troppo lungo per le righe stabilite!) partecipo con gioia al contest ""la Singolar Tenzone", dei blog "Indovina chi viene a cena?" e "Bambini golosi".
Mi sono scervellata giorni e giorni alla ricerca del dolce che avrebbe potuto accompagnarlo, e poi, all'improvviso, mi è venuta in mente La Torta, quella con la lettera maiuscola. 
Il classico dei classici, la Torta della Nonna, quella che non a caso mi preparava sempre mia nonna (anche se la sua versione non prevedeva il doppio strato di frolla) quando andavo a trovarla. 
Torta che in realtà negli ultimi tempi è stata un po' messa da parte per far spazio a dolci molto più elaborati e chic, ma che anche solo dal profumo dà - a parer mio-  un senso di famiglia indescrivibile. 
I ricordi riaffiorano ad ogni morso: la casa in paese, le ginocchia sbucciate, il nonno che faceva il vino in cantina e il sole cocente che risaltava i colori dei pomodori nell'orto. 
L'amore per la nostra terra.
Proprio quello di cui volevo scrivere.

Ingredienti per circa 6 tortine:
Per la pasta frolla:
- 200 g di burro freddo
- 400 g di farina
- 4 tuorli
- 1 pizzico di sale
- 1 bustina di vanillina
- 150 g di zucchero a velo
- pinoli q.b.
- zucchero a velo per la decorazione

Per la crema:
- 3 tuorli
- 50 g di farina
- 50 g di zucchero
- 1/2 litro di latte
- la scorza di un limone (rigorosamente biologico)
Per la pasta frolla tritate nel mixer la farina, un pizzico di sale e il burro freddo di frigorifero fino ad otternere un impasto sabbioso. Aggiungete lo zucchero a velo e poi formate una fontana, al cui centro verserete la vanillina e il tuorli. 
Impastate velocemente il tutto fino ad ottenere un impasto compatto e piuttosto elastico, avvolgetelo nella pellicola per alimenti e fatelo riposare in frigorifero per almeno un'ora. 
Nel frattempo preparate la crema pasticcera:  scaldate il latte insieme alla buccia del limone finchè quasi non è giunto a bollore, poi spegnetelo e filtratelo. Sbattete i tuorli in un pentolino insieme allo zucchero, aggiungete la farina e il latte caldo e trasferite la crema sul fuoco mescolando continuamente finchè non si sarà addensata. 
Spegnete il fuoco e lasciatela raffreddare, mescolandola di tanto in tanto in modo che non si formi la pellicola. Imburrate ed infarinate gli stampini, stendetevi sopra un primo strato piuttosto sottile di pasta frolla e bucherellatelo con i rebbi di una forchetta. Versateci poi la crema a cucchiaiate e ricoprite le tortine con un altro strato di pasta frolla formando anche un bordino. 
Spennellate la superficie di latte, versateci sopra una manciata di pinoli ed infornate a 180° per circa 40 minuti. Infine spolverizzatele di zucchero a velo e servite.


martedì 24 aprile 2012

Andata e ritorno

Canzone consigliata per il viaggio:
"Ciao amore ciao", Luigi Tenco


"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via".
Mi è venuto in mente proprio Pavese mentre mi riappropriavo della casa, sabato sera, al ritorno del fantomatico viaggio a Praga.
Non c'entra in realtà la malinconia di casa - inesistente per tutta la durata del viaggio, ma forse è meglio non dirlo -, quanto, in realtà, proprio la scoperta di nuovi luoghi. Meravigliosi è dir poco.
Praha è la nostra guida che, con i soldi con cui l'abbiamo pagata, va a comprare come regalo per suo marito un libro sull'ingegneria aerospaziale, la sua passione, che altrimenti non avrebbe potuto permettersi. 


Praha è la torre dell'orologio, l'antico cimitero ebraico e i migliaia di turisti italiani.
E' il goulash piccante con gli gnocchi di pane, è la birra che in bocca lascia il sapore di spezie. 
E' il Ponte Carlo con la statua dei desideri, è il pane al cumino e il vecchio suonatore che nella più antica osteria della città, vedendo che siamo italiani, si mette a suonare con la fisarmonica il ballo del qua qua.
E' il trdlo (impronunciabile!) che si trova ad ogni angolo, caldo e buonissimo; il fiume Moldava che straripa ogni anno e il Vicolo d'Oro, con la casa azzurra di Kafka al numero 22.
Sono gli anziani negozianti che ti dicono che in Repubblica Ceca bisogna parlare il Ceco, ma che poi accettano di buon grado gli euro, ma sono anche i giovani negozianti che l'inglese lo mangiano a colazione, che dicono di chiamarsi Michele ed esultano "Forza Juve!".
Sono i luccicanti negozi di Swarovski e i taxi giallissimi.
Praha è tutto questo e molto altro ancora, e non voglio fare quella che dopo esserci stata soltanto una settimana pensa di conoscerla già come le sue tasche, ma io di questa città mi sono innamorata.
Vabbè, è vero che il merito è un po' (ma solo un po') anche delle mie amiche, senza le quali questo viaggio non sarebbe stato lo stesso.

Na shledanou, Praha!
























mercoledì 11 aprile 2012

Biscotti (giganti) alla vaniglia e vaneggiamenti vari

Canzone consigliata per la preparazione:
"Wish you were here", Pink Floyd


Dato che è ormai autunno inoltrato e le giornate si fanno sempre più corte e buie... -ah no pardon, siamo ad Aprile!-, vabbè, sarà stato il tempo, la Pasqua appena finita o che so io, fatto sta che questi biscotti dovevo proprio provarli.
In realtà era stata più che altro la foto ad attirarmi (brutto da dire, ma in questi casi l'occhio non è che voglia la sua parte... la esige), ma nella ricetta -in inglese perchè a noi cè piacciono le cose complicate!- non c'era mica scritto che sarebbero cresciuti tanto. 
Ora, per tanto intendo proprio TANTO. 
Che poi il dubbio mi era venuto, non per nulla il nome di questi biscotti è "Giant sugar cookies", e per questo li avevo distanziati per bene sulla placca del forno. 
Nulla da fare.
Grandi, enormi. 
Ma fateli, sono infinitamente buoni.

Ingredienti per circa una ventina di biscotti: 
-250 g di farina
- 1 cucchiaino di lievito in polvere
- 1 pizzico di sale
- 1 pizzico di bicarbonato di sodio
- 110 g di burro a temperatura ambiente
- 200 g di zucchero
- 1 uovo (meglio se grande)
- 1 cucchiaino di aroma di vaniglia 
- 60 ml di panna fresca

Preriscaldate il forno a 180°C e per una cottura ottimale disponete le grate del forno una sul terzo ripiano a partire dall'alto e una sul terzo a partire dal basso, su cui disporrete poi le teglie. In una ciotola capiente versate dunque la farina, il lievito, il sale e il bicarbonato.
In un'altra versate lo zucchero e il burro tagliato a pezzetti e sbattete con le fruste eletriche a media velocità per 2-4 minuti, finchè non avrete ottenuto un impasto morbido e omogeneo. Aggiungete l'uovo e l'aroma di vaniglia, frullate ancora un po' per amalgamare e setacciate il composto di farina, sempre mescolando. 
Una volta che il composto sarà omogeneo e avrà preso una maggiore consistenza (attenzione: non deve essere malleabile come una pasta frolla, ma morbidissimo) fate delle palline piuttosto piccole (dipende come preferite i biscotti, contate che raddoppiano di larghezza e si appiattiscono) con l'aiuto di un cucchiaio e disponetele ben distanziate su una teglia foderata di carta da forno. Se riuscite, anche se è piuttosto difficile data la consistenza dell'impasto, modellate leggermente le palline in modo da lisciarle, così i biscotti diverranno più belli e meno "rugosi".
Spolverizzateli poi di zucchero semolato e infornateli per circa 20-25 minuti: dovranno rimanere chiari e leggermente dorati sui bordi. 
Lasciateli raffreddare e serviteli.
 
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